Home » Libri » Cosa leggere? Apologia delle materie inutili di Francesco Cocorullo

Cosa leggere? Apologia delle materie inutili di Francesco Cocorullo

materie inutili

Amare il mondo classico, crescere a “pane e Dante”, forgiare il proprio Io attraverso le emozioni di Catullo, la filosofia di Kant e la bellezza del mondo greco.

Oggi, tutto questo viene quasi considerato una chimera. La vita diventa ogni giorno sempre più liquida fagocitata da like e follower, sempre più lontana da rime e poesie indimenticabili.

I ragazzi non comprendono più la bellezza di materie come la letteratura greca e latina, la melodia del pensiero filosofico. Considerano tutto questo inutile e superato.

Quali sono le materie inutili?


Nulla muore se continua a vivere in chi lo ama. E proprio dalla volontà di consacrare ed eternare la bellezza di materie oggi considerate superflue nasce il nuovo libro Apologia delle materie inutili dello scrittore Francesco Cocorullo, partenopeo di nascita e toscano di adozione.

E in questa terra, fucina di grandi letterati del passato, si scatena la penna ironica e carica di pathos del Cocorullo scrittore. Una lettura scorrevole, costellata da momenti di riso, a tratti amaro, a tratti pieni di gioia per le scelte fatte.


Attraverso la narrazione di episodi autobiografici e ricordi di adolescenziali difficoltà nell’approccio con materie nuove e affascinanti, Francesco Cocorullo fa la sua apologia di materie che oggi stanno morendo, scalzate dalla mania dei social e da un disamore per le proprie radici culturali.

Perché studiare materie classiche

La filosofia aiuta ad affrontare la vita, i classici ad amarla…il liceo classico insegna a studiare. E così parte l’affascinante viaggio attraverso grandi nomi della letteratura, quasi amici dello scrittore, che ne parla con affetto e grande rispetto.

La letteratura accompagna chi la studia a diventare uomini e donne di cultura e di animo profondo. E qualche volta, studiare al liceo classico salva anche il posto di lavoro…come fare a non scoprire di più su questa novità libraria adatta a tutte le età?

I libri sono stati pubblicati su Il Mio Libro, insieme al precedente La lingua della bellezza.

Chi sei e cosa fai nella vita?


Sono Francesco, napoletano, vicino ai 36 anni, ovvero, come mi piace affermare, ai miei secondi diciotto. Diplomato al liceo classico, laureato in Relazioni internazionali, ufficialmente lavoro come account manager e customer service in una azienda toscana di prodotti per l’imballaggio; ufficiosamente mi interesso di storia medievale, letteratura latina e italiana medievale, mi diletto a tradurre dal russo (collaboro con la pagina FB “Cultura Italia-Russia”) e scrivo da quando ero piccolo racconti e poesie ed ho da poco pubblicato (col metodo self publishing) il mio secondo libro.

Come e quando nasce la tua passione per la scrittura?

I primi rudimentali versi li composi a 14 anni, quando dedicai a mio nonno una piccola poesia, io che fino ad allora mai avrei pensato di scriverne una. Mi venne in mente di notte, prima di prendere sonno, appena spensi la luce. La mattina dopo, presi carta e penna, e scrissi; poi a 17 anni insieme ad un carissimo amico composi una raccolta di racconti, vergata a quattro mani. Dopo l’adolescenza, fu la volta di una autobiografia in cui narrai il mio percorso scolastico ed altri piccoli libretti dedicati proprio a quel tumultuoso periodo quale è appunto l’adolescenza; parallelamente, ho continuato a scrivere poesie e da buon antichista, ho iniziato a scriverle pure in endecasillabi, sia rimati sia sciolti (metri medievali e rinascimentali). Alcune sono state pubblicate in diverse antologie.

Quali sono i modelli a cui ti ispiri?

Il mio mito indiscusso, recentemente scomparso, è Luciano De Crescenzo. Ho letto pressoché tutti i suoi libri, sin da piccolo. Al liceo mi ha aiutato molto con la filosofia, e per me è sempre stato una guida; a casa ho una mensola della libreria dedicata a lui, con le sue opere. Mi piace per la semplicità e la chiarezza con cui ha spiegato concetti complessi, resi facili dalle sue grandi doti comunicative; un ingegnere filosofo è davvero qualcosa di straordinario. Inoltre, apprezzo molto due autori di thriller storici spesso ambientati nel Medioevo, Marcello Simoni e Dan Brown. Tra gli storici, leggo molto volentieri Franco Cardini.

materie inutili

Se potessi definire il tuo genere letterario, che nome gli daresti?

Mi piacerebbe catalogarlo come saggistica, ma non vorrei peccare di presunzione. A me piace molto la saggistica divulgativa. Cerco di narrare alcune storie, divulgare la bellezza racchiusa nel mondo antico ad esempio.

Secondo te la letteratura oggi sta perdendo il suo fascino?

Non credo stia perdendo il fascino, semplicemente si sta adeguando ai tempi; il nostro è un secolo “connesso”, dove tutti e tutto è online. Pressoché ognuno possiede un profilo social, nel quale racconta la propria vita, tanti scrittori moderni sono anche influencers, bloggers, o youtubers di buon livello. Forse grazie a questi mezzi la letteratura è meno “cartacea” e più viva, comunica le sue emozioni attraverso testi e immagini o video, anziché solo col mero testo di antica memoria. Non so quanto positiva, ma è pur sempre una evoluzione.

Quali e quante difficoltà incontra uno scrittore in una società liquida come la nostra?

Secondo me, la principale difficoltà sta nella percezione dello scrittore da parte della società: spesso egli viene oggi visto come una sorta di “letterato”, “sapiente”, “filosofo”, dunque suscita sia ammirazione e rispetto, sia dà l’idea di essere un individuo “fuori dal mondo”, un po’ “sulle nuvole”. Quindi, poco pratico; la nostra è un’epoca molto razionale, dove non c’è spazio per la fantasia, dove bisogna correre, agire subito, a volte quasi senza pensare. Lo scrittore sovente ha bisogno di più tempo, deve riflettere prima di licenziare un testo, trovare le giuste assonanze, ascoltare il “suono” delle parole affinché il messaggio che desidera trasmettere passi al lettore. In pratica lo scrittore cura più la sostanza della forma, mentre noi viviamo in un’epoca di “venditori di fumo” ossia in cui tanti individui curano molto la forma (apparenza) mentre meno la sostanza (essenza). In questa società dell’apparenza, dove parecchia gente ha 3000 amici su Facebook ma in effetti poi ne sente e vede a stento dieci, però deve dimostrare, far vedere di essere piena di amicizie, lo scrittore è a disagio. È difficile a volte far capire alla gente che lo scrittore “non si nutre di muschi e licheni né vive su un albero” (cit Angelo Branduardi), ma in effetti è un uomo come tutti gli altri, nel bene e nel male.

Se vi è piaciuto questo assaggio dell’ironica penna dello scrittore e volete gustare altre pillole di saggezza, ma soprattutto se desiderate riscoprire la magia della filosofia e della letteratura, allora Francesco Cocorullo vi sorprenderà facendovi sorridere ed apprezzare la grande bellezza delle materie inutili.



Follow:
Condividi su

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *