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Svegliarsi al mattino: ti prego non parlarmi, altrimenti mi arrabbio!



“Ti prego al mattino non mi rivolgere la parola, altrimenti mi innervosisci”. Quante volte abbiamo sentito questa espressione da parte dei nostri cari o del nostro partner, irritati dal suono della nostra voce, ma anche della propria appena svegli? Da che cosa dipende e quanti soffrono di questa sindrome della deep sleep?

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Al mattino, non appena si aprono gli occhi, almeno per una mezz’ora non si vuole parlare con nessuno, e capita spesso di  arrabbiarsi anche con i propri cari. I migliori litigi iniziano proprio appena fuori dal letto…

Ci si trasforma in “bestie” e quasi si ringhia, sbadigliando, contro tutti, ma basta qualche minuto di silenzio, sorseggiando un buon caffè, per riprendere contatto con la realtà dopo una notte di sonno ( o insonne!). 

Ricordiamoci che il suono della voce umana – quella femminile (ahimè lo dobbiamo ammettere!) è anche più stridula e acuta -rimbomba nel cervello, che fa fatica a svegliarsi e a ricaricarsi. È un po’ come con lo smartphone al 10% di batteria che non riesce a dare il massimo delle sue performance. 

E così ho deciso di indagare su questo fenomeno del deep sleep: a un campione di 1444 followers del mio profilo Instagram, costituito in gran parte da un pubblico di età compresa tra i 35 e i 60 anni, ho proposto un sondaggio: “anche voi non volete che vi parlino appena svegli?” Il risultato, a fine giornata, è stato il seguente:il 57% è irritato dal suono della voce altrui appena sveglio, il 21% solo alle volte, e il 21 % lo tollera.  

Dysania, difficoltà ad alzarsi dal letto

Secondo gli esperti di psicologia si tratterebbe di una patologia cronica, la dysania, che produce un forte senso di stanchezza- specialmente al mattino- rendendo quasi impossibile alzarsi dal letto, talvolta, potrebbe essere legata anche a un disturbo d’ansia cronica o di carattere depressivo. 

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Chi soffre di dysania ( mancanza di motivazione) tende a essere stanco per la maggior parte della mattinata

Dietro questo indebolimento ci potrebbe essere proprio la depressione, che influisce sul corretto ciclo circadiano.



Non vanno escluse l’apatia e la stanchezza o l’insonnia come cause che possono in qualche modo influire sulla comparsa della dysania

Inerzia del sonno dipende dal cervello 

Durante la fase R.E.M. del sonno il nostro corpo registra un elevato livello di melatonina, ovvero un ormone che regola il ciclo sonno- veglia,  quando ci alziamo dal letto durante questa fase abbiamo difficoltà a muoverci o asvolgere delle azioni quotidiane.

Sembriamo come zombie. È un fastidio che dura un arco di tempo tra i 30 e i 60 minuti e dipende dalla persona e dal numero di ore che quest’ultima ha dormito a notte.

A risentire di questo stato di inerzia sono le prestazioni cognitive e motorie, nonché sensoriali. E così si resta a letto oltre il suono della sveglia, nemmeno urla e pentolate riescono a far riprendere il soggetto affetto da questa patologia cronica. 

C’è un modo per combattere questa sorta di inerzia del sonno? Sicuramente la prima cosa da fare è modificare l’alimentazione, soprattutto a colazione, aumentando il numero di proteine assunte rispetto agli zuccheri. 

E non finisce qui, infatti, appena svegli è bene sciacquarsi subito il volto con dell’acqua fredda che aiuti in qualche modo a riportare il cervello alle sue condizioni normali.

Non è un consiglio della nonna, ma di esperti del settore medico-scientifico. E poi non deve mai mancare una buona tazza di caffè, possibilmente amaro, per favorire l’attivazione di quell’adrenalina necessaria a far ripartire il normale circolo sanguigno.

Anche prendere il sole per una decina di minuti può aiutare al mattino a risvegliare lentamente il proprio corpo.

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L’ideale sarebbe iniziare la mattinata anche con una camminata veloce per favorire una maggiore circolazione del sangue verso il cervello e riattivare così tutte le funzioni cognitive- sensoriali necessarie per affrontare la giornata lavorativa.

Svegliarsi durante la notte fa male?

Soffrire di insonnia è una di quelle patologie che determinano  l’alterazione delle abitudini del sonno e aumentano lo stress, ma dietro questa tendenza a svegliarsi frequentemente di notte ci potrebbe essere anche essere un aumento del glucosio nel sangue, quindi una spia del diabete. È sempre buona cosa consultare uno specialista e condurre tutti gli esami diagnostici indicati per escludere la presenza di altre patologie. 

Il fattore età influisce sul sonno? 

Quando si invecchia, cambiano le abitudini e con l’avanzare dell’età si modifica anche il modo di dormire: si è più esposti ai suoni esterni e si è più sensibili alla luce. Le ore di sonno si riducono a 6 e con massimo 1 ora e mezza di fase REM. 

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Dopo i cinquant’anni c’è una maggiore propensione a svegliarsi all’alba. Il cervello si sveglia in automatico, ma non sempre al top.

Se non volete essere divorati dal nervosismo dei vostri cari, al mattino non parlate a raffica, limitatevi a bere un buon caffè e…se la “bestia” che c’è in lui o in lei non si placa, aprite la porta e andatevi a fare una bella passeggiata. 

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