Mancano pochi giorni al famosissimo struscio Pasquale a Napoli, antica tradizione attesa da grandi e piccini e legato ai riti della Pasqua.
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Che vuol dire struscio pasquale?
Si tratta della passeggiata del Giovedì Santo, giorno in cui i fedeli devono far visita al Santo Sepolcro. Quale occasione migliore per percorrere Via Toledo in lungo e in largo, approfittando del momento per indossare abiti nuovi e fare nuove amicizie? Ebbene, lo struscio a Napoli è anche un modo per uscire di casa e socializzare. Nell’ era dei social network questa antichissima usanza popolare resiste e persiste.
Quando nasce lo struscio pasquale?
Lo struscio risale all’ epoca del Viceregno spagnolo, quando a Napoli, come in Spagna, si impose il divieto a carri e cavalli di circolare in settimana Santa sulla popolosa Via Toledo. E così i fedeli che si recavano a praticare il rito dei Sepolcri erano costretti a procedere a piedi. Allora, come oggi, si procedeva lentamente e ci si fermava a parlare ora con uno e ora con un’altro, strusciando i piedi e le stoffe dei lunghi abiti da signora. Una passeggiata che divenne poi gioiosa e tradizionalmente percorsa da via Pessina a piazza Trieste e Trento e viceversa, spesso solo per farsi ammirare in abiti nuovi.
Tradizione della Pasqua a Napoli
Per l’occasione i negozi mettono in mostra le vetrine con i nuovissimi abiti primaverili. Ahimè, quest’anno le cose vanno per un altro verso, perché si è dovuto fare i conti con l’ abbassamento delle temperature, per cui si vedono ancora in giro i cappotti invernali, le sciarpe e i cappelli tutto in stile natalizio più che pasquale. Così i vestiti primaverili restano ancora solo un miraggio.
Lo struscio del Giovedì Santo momento di shopping e saluti tra gli abitanti è sentito come una tradizione irrinunciabile, anche se “Oggi si deve vivere alla giornata- dice un commerciante di Via Toledo sulla soglia del proprio negozio in attesa di clientela-La tradizione di strusciare il pavimento stradale sta scomparendo per moltissimi fattori: la famiglia patriarcale non esiste più, i giovani sono aggregati a gruppi che vivono una vita disordinata; il senso della religione non li attira più, le chiese vengono considerate luoghi da non frequentare, perché manca il credo spirituale. Del resto i mass media hanno fatto di tutto per evitare che i giovani siano credenti e quindi le chiese restano una tappa obbligata per chi invece è ancora legato alla tradizione”.
C’è a chi piace fare shopping e sceglie di trascorrere Pasqua e Pasquetta a Napoli, come conferma la Signora Assunta, commerciante in via Toledo: “Pasqua è sentita come un momento di fuga dall’ambiente familiare. Ho due figli maschi- aggiunge- hanno già prenotato un viaggio in Svezia per sabato Santo con le rispettive compagne”. La veglia di giovedì Santo? Non me la prendo se resto sola, capisco i miei figli e certamente si divertono di più viaggiando. Invece, io andrò a pranzo da mio fratello e sua moglie, così trascorreremo la Pasqua tradizionale, abbandonandoci ai piccoli peccati di gola- e conclude-La vita è breve, godiamocela!”.
Super Mamma, giornalista e scrittrice. Ha tante passioni, ma l’amore per la recitazione vince su tutte. Ha collaborato con testate locali come La Riviera, Libero, Lo Strillo, Il Giornale di Napoli- Il Roma, Politica Meridionalista. Opinionista satirica su Canale 50 di Pisa (L’Impallato e Panni Sporchi). Ha scritto due libri “Napoli Antica e Napoli Polemica”; “Vincenzo Dattilo, il più napoletano dei napoletani” editi da Firenze Libri.