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NaBeer fa sempre bene: la birroteca ecosostenibile dei Quartieri Spagnoli

NaBeer Napoli birroteca

Frizzante, pastosa, fruttata e dissetante, cara compagna delle feste in allegria, la signora birra resta la regina indiscussa delle serate italiane tra amici. E sono in arrivo anche gran belle notizie sia per i produttori sia per i bevitori di tutti i tipi di birra: il 2019 inizierà con una riduzione di 6 milioni l’anno dei costi di produzione della regina al malto d’orzo. Questo è quanto dichiarato qualche giorno fa da Michele Cason, presidente di Assobirra: “ Il taglio delle accise, previsto a partire dal 1 gennaio 2019, approvato dalla commissione Bilancio della Camera prevede un costo non più a 3 euro ma a 2,99 ad ettolitro”.

Aperitivo made in Naples da NaBeer

E così questo settore in crescita avrà un nuovo slancio. Cosa ne pensano i grandi bevitori di birra? Entusiasmo alle stelle, naturalmente. La birra è una di quelle bevande alcoliche maggiormente apprezzate nella nostra Penisola, influenzata dalla cultura dei vicini cugini tedeschi.

Da qualche tempo è approdata in grande stile anche a Napoli. Dove? Nel cuore dei Quartieri Spagnoli, in via Sergente Maggiore 39, in un antico “vascio napoletano” (quelli che nella cultura partenopea sono noti come i bassi, cioè i piani terra delle palazzine) è nato lo scorso agosto 2018 il primo beerbar, ovvero NaBeer.

Il locale di Mario Bernardo è uno spin-off di Spuzzulè, l’enobar, nato tre anni fa da una idea di Bruno de Crescenzo, che si apre nella stessa strada poco più giù e già noto a tutti per la sua filosofia del riciclo. Anche NaBeer è stata realizzata con materiali di scarto riportati a nuova vita, e oltre ad avere un nome parlante- NaBeer allude infatti sia a “una birra” in dialetto napoletano sia a “Napoli birra”- vanta come designer del logo Dario Sansone, voce e chitarra dei Foja, il gruppo folk rock italiano di Napoli. Il logo è stato poi trasferito su legno da Katiuscia Garofalo.

NaBeer birroteca a Napoli 2

Cosa ha di speciale questa stazione birra nei Quartieri Spagnoli? Bisogna recarsi per scoprirlo…vi posso anticipare che non appena si varca la soglia NaBeer si è avvolti da una calda e accogliente atmosfera: alle pareti ci sono casse di legno ricavate da vecchi cassetti, che contengono una vasta scelta di birre, l’occhio si ferma su una o due chitarre a disposizione dei clienti per dar libero sfogo alla melodia tra un boccale di birra e un gustoso aperitivo; e ancora, ci sono fusti di birre che fungono da eleganti tavolini, o da comode sedie, e tutto intorno si respira l’odore del tufo giallo (quello originale del 1500, del periodo aragonese per intenderci). In un angolo di esposizione campeggia la birra Amaranta, vincitrice  IPA del Sud e delle Isole al premio Cerevisia 2018 di Perugia.

NaBeer birroteca a Napoli aperitivo

Mario Bernardo ha spiegato: “Na Beer è un concept solo partenopeo, non ci sono in giro altri locali simili. Questo è un luogo in cui trascorrere un momento di puro relax in compagnia di amici, o per vivere un appuntamento speciale- ed ha aggiunto-Siamo aperti tutti i giorni dalle ore 12 fino a notte inoltrata. Non siamo una semplice birroteca, perché promuoviamo birre locali e internazionali, accompagnate da taglieri di prodotti partenopei a chilometro zero, provenienti in prevalenza dal salumificio Terminio, e da formaggi di Bagnolo Irpino. Tra le birre punte di diamante del nostro locale abbiamo quelle del Birrificio 23, Birrificio Sorrento e Stimalti”.

Quale birra bere da NaBeer?

Meglio una doppio malto o una chiara? Meglio gluten free o sugar free? I gusti cambiano a seconda delle stagioni e della clientela, come ci ha spiegato Bruno de Crescenzo: “Spuzzulè promuove il culto di Bacco, Na Beer si rifà alla passione per il malto, che ha un’origine ancora più antica, e insieme collaboriamo alla promozione della filosofia del riciclo e del turismo enogastronomico ecosostenibile. La clientela cambia gusto in base alle temperature, in che senso? In estate si beve di più la birra bionda, quella chiara, tipo la Weiss; al contrario con l’ avvicinarsi delle stagioni fredde si gusta con più piacere una birra scura e pastosa che riscaldi l’organismo, come la Staut, per intenderci”.

La birra chi l’ha inventata?

Secondo le testimonianze storiche e archeologiche la birra fu inventata in Mesopotamia, dai Sumeri (ai quali non si deve solo la scrittura nel 3000 a. C.) non appena praticarono l’agricoltura. I Sumeri fecero della birra il loro cavallo di battaglia, consacrandola alla dea Ninkasi, che letteralmente vuol dire “ la signora che prepara la birra”. Infatti, la preparazione di questa bevanda era affidata alle donne. In seguito, il culto della birra passò ai Frigi e agli Egizi, che aggiunsero all’impasto originario dei cereali anche frutta, zuccheri e lieviti naturali. Il luppolo fu aggiunto solo nel Medioevo nell’anno 1000 con la regolamentazione di una monaca tedesca Sant’Hildergarda di Bingen.

NaBeer birra a Napoli

Birra IPA che vuol dire?

Da NaBeer abbiamo una birra IPA di grande qualità, ma cosa significa bere una bevanda con questo titolo? Mario Bernardo ha spiegato: “IPA sta per Indian Pale Ale, la cui produzione risale al XIX secolo in Inghilterra, e indica delle birre più alcoliche ed amare con profumi agrumati ed erbacei dovuti alla presenza di luppolo; inoltre, hanno un colore ramato, caramellato e tostato. Proprio la loro caratteristica amara che pulisce il palato le rende perfette per accompagnare cibi grassi come salumi e formaggi”.

NaBeer birra a Napoli 8

Chi fa sosta da Na Beer per gustare una birra fredda o fare un aperitivo partenopeo nel cuore dei Quartieri Spagnoli ha modo di vivere a trecentosessantagradi la riqualificazione della zona messa in atto da questi due giovanissimi imprenditori, Mario Bernardo e Bruno de Crescenzo, che hanno fatto del riciclo creativo e del turismo ecosostenibile un punto di riferimento per la movida del capoluogo partenopeo.

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