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La Scuola entra in coma in Senato, dolore dei precari

L’istruzione non è un lusso, ma un tassello fondamentale del valore di un Paese. L’Italia per secoli è stata centro di cultura invidiabile e fucina di grandi talenti. Quei tempi sono finiti. Definitivamente cancellati alle ore 18.50 del 25 giugno 2015, quando il Senato ha approvato la Riforma Renzi-Giannini. La scuola è entrata in coma.

ROMA- Lacrime nervose, volti segnati dalla lotta contro l’auspicata “Buona Scuola”, che oggi risuona come una tirannide in arrivo sui milioni di precari, seduti, accampati con cartelli e bandane nere  in segno di lutto: “La scuola pubblica sta morendo”. L’agonia durata mesi, settimane, si è conclusa con 159 colpi al cuore dei precari e di quanti speravano che il nuovo Governo Renzi avrebbe portato quella ventata di buone nuove che tutti desideravano da un ventennio. Ed invece no.

Il ddl della Buona Scuola è passato al Senato ed il prossimo 7 luglio arriverà alla Camera. “Tra una settimana ci sarà il funerale della scuola pubblica” grida un gruppo di professori accampatosi tutta la notte davanti al palazzo del Senato a Roma, insieme a loro tutti i docenti e aspiranti tali si sono incontrati nelle piazze con sit-in in tutta la Penisola.

La pillola è dura da ingoiare: il preside sarà un manager e una commissione di genitori decreterà il prof più bravo, le assunzioni saranno un terno al lotto… ed i precari? Resteranno nel limbo fino al prossimo “santone della scuola italiana” con le sue promesse e le sue utopie.

La scuola è in coma, staccano la spina il 7 luglio

Intanto, su Facebook dilaga l’amarezza e lo sconforto, ecco cosa scrivono i docenti e i precari dopo ore di rabbia, isteria e pianti (più che giustificati): “Dentro al palazzo, l’abbraccio fra il Ministro dell’Istruzione Giannini e il suo sottosegretario (già indagato per peculato nell’ambito delle spese pazze in regione Sicilia) Faraone, all’approvazione del ddl ‪#‎scuola.

Fuori, le lacrime degli insegnanti, e di una scuola alla quale la fiducia posta oggi in Senato dal governo Renzi ha spezzato le gambe e straziato il futuro. Il nostro futuro. Oggi hanno incastrato un altro tassello nel mosaico che sta devastando il Paese- e proseguono- Rivolgo un grazie alla Banda Renzi, perché ogni giorno ci ricordate i soprusi, le infamie, le porcate e i danni che non arrecheremo mai a questo Paese, quando saremo al governo”.

Persa una battaglia, ma la guerra dei precari non finisce qui

I prof d’Italia non ci stanno e continueranno la loro protesta, perché hanno perso questa battaglia, ma la guerra è ancora in atto. Tantissimi i punti contestati in questo “folle ed inaccettabile” ddl #buonascuola: il ricatto delle 100mila assunzioni, i presidi manager e la mobilità regionale. “Renzi la pagherai! Raccomandazioni più soldi uguale Buona Scuola” queste le scritte e le urla dei precari. In Senato sono tutti convinti che la riforma apporterà miglioramenti all’istruzione, trasformandola in un organo più moderno e competitivo.

Non la pensano così quelli del Movimento Cinque Stelle che hanno sollevato in aula cartelli di lutto e hanno acceso lumini simbolici per dire “addio” alla scuola italiana. Possono i numeri scegliere il destino di un Paese? I 112 voti contrari racchiudevano le speranze e le aspettative di quanti hanno fatto dello studio e della cultura il centro della propria vita. I 159 voti favorevoli hanno solo dato un motivo in più ai docenti per combattere con più tenacia. L’ultima parola spetta alla Camera: “Forse è il caso di ripensarci. La scuola la fanno i docenti, senza di noi l’istruzione muore” ha concluso uno dei precari.

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