
‘O cafè suspiso, meglio noto come Il caffè sospeso, è un modo di dire “ti voglio bene” ad un amico, oppure di condividere il piacere del caffè con chi ne vorrebbe uno, ma non può permetterselo. Atto di carità o semplice voglia di far provare questo oro nero a tutti, la leggendaria usanza sembra essere tornata in campo un po’ in tutta Napoli.
C’è chi si lamenta di non trovare mai un caffè sospeso per sé al bar, tanto da presumere che sia una scusa dei baristi per far mance facili, e c’è chi invece assiste dal vivo mentre un clochard entra in un bar e si sente dire dal gestore vieni pure c’è un caffè sospeso per te. Sta alla serietà e al buon cuore della gente non ingannare né il benefattore, né il possibile beneficiario.
Capita spesso di andare al bar e di ordinare un caffè, notando un barattolo con su scritto “regala un caffè”.
Dove? A piazza Trieste e Trento dal Gambrinus al Caffè del Professore, ma anche a via Toledo dal Bar Roma al Caffè Bistrot si rinverdisce questa antica tradizione che nacque a Napoli, contemporaneamente alla diffusione di questa bevanda simbolo della città.
Caffè sospeso come funziona?
Spulciando sui libri del grande Luciano de Crescenzo e su quelli di Riccardo Pazzaglia si apprende che questa usanza popolare nacque tra gruppi di amici e conoscenti, incontrati al bar, come atto di gentilezza.
In pratica, al momento di pagare i caffè consumati, mentre si facevano storie su chi dovesse saldare il conto, per concludere in modo goliardico la chiacchierata, se ne aggiungeva un altro da regalare a chi fosse venuto a prenderne ancora.
La leggenda del benefattore di Via Toledo
In realtà, il caffè sospeso ha una storia più antica e più nobile. Come faccio a saperlo? Bisogna sempre interrogare chi ha più anni di noi, perché è lì che si annida la conoscenza.
Mia nonna materna, Ida, era solita raccontarmi che nel Primo, e ancor di più, nel Secondo Dopoguerra, la gente non aveva soldi e non poteva permettersi nemmeno un caffè. Era il mese di gennaio del 1931, mia nonna aveva circa 20 anni. Le capitò di assistere, mentre era in un bar di via Toledo con i suoi fratelli, al “caffè sospeso”.
Un uomo ben vestito con il cappello a falde larghe, in completo grigio, cappotto lungo della stessa tonalità, stava gustando un caffè insieme alla sua consorte, quando al bar entrò un uomo modesto, forse un manovale, che guardava la vetrina con le paste calde, poi osservò mia nonna, il signore ben vestito con sua moglie e disse loro
Buon pro vi faccia, la guerra è finita. Siamo tutti fratelli.

A queste parole, mia nonna memorizzò quei volti e fece sua quella frase, ed assistette al nobile gesto di quel signore dal cappello a falda larga. Quest’ultimo, infatti, a sentir quelle parole, fece un sorriso e disse al barista
Giovinò, fate un caffè a quest’uomo e tenetene anche un altro in caldo per la prossima volta che tornerà
Un caffè sospeso, in poche parole. Era il 1931.
Mia nonna mi raccontava sempre questo episodio per ricordarmi quanto fosse importante essere sempre aperti verso il prossimo, non giudicare mai dagli abiti che si indossano, ma dal cuore che li contiene. E così feci tesoro di questo racconto.
Totò promotore della tradizione
E forse anche Totò doveva aver assistito a quel nobile gesto di generosità, dato che anche lui fu un grande sostenitore di questa usanza. Non amava solo il peperoncino per scaramanzia. Era capace di grande generosità. Secondo i racconti popolari e di quanti lo conobbero in vita, il principe Antonio De Curtis lasciava fino a 10 caffè in sospeso in vari bar della città.
Questo bel gesto ben presto diventa famoso e viene importato anche in Francia.
Poi cosa è successo? Gli anni del boom economico hanno fatto un po’ scemare questa antica tradizione. Il caffè non era più un lusso. O almeno, così si pensava. Poi, negli anni della crisi economica, a Napoli in primis e poi un po’ in tutto il Sud Italia ha iniziato a circolare di nuovo la scritta “offri un caffè sospeso a chi ne vuole e non può permetterselo”.
Ora, che sia veramente offerto o meno, solo i gestori del bar possono saperlo; ma diciamocelo: una tazza di caffè non si nega a nessuno, che vi sia o no un anonimo benefattore.
Il 10 dicembre scorso è stata la Giornata Nazionale del Caffè Sospeso, lanciata dalla Rete del caffè sospeso insieme ad altre associazioni culturali per non perdere questa dolce tradizione, esportandola anche nel resto della Penisola.
E poi quando beviamo il caffè siamo così felici che ci viene voglia di offrirne uno al resto del mondo!
Giornalista Pubblicista…“curiosa al punto giusto”. Amante dei viaggi e della cucina. Come reporter ha esordito sul quotidiano Il Roma nel novembre del 2007. Ha collaborato con testate on line come: NapoliVillage.it, Julie News, NapoliToday.it, il Mattino, HuffPost, Blasting News. E’ sempre “on the road” a caccia di verità!